
Negli ospedali veneziani la situazione del personale sanitario è ormai al limite. Turni massacranti di dodici ore, oltre dieci giorni consecutivi senza riposo, richiami continui in servizio e difficoltà persino nel chiedere ferie: condizioni che non solo logorano chi lavora, ma rischiano di compromettere la sicurezza dei pazienti.
La CISL FP Venezia denuncia con forza questa deriva: il personale è ridotto all’osso, le assenze non vengono sostituite e il carico di lavoro viene ripartito tra chi rimane in servizio. In queste condizioni, ogni giornata diventa una prova di resistenza.
«La situazione è di forte stress per i lavoratori – sottolinea Carlo Alzetta, segretario CISL FP Venezia – anche per via della loro età e condizione. Siamo tornati ai livelli assunzionali più bassi dal pre-Covid e non si comprende perché non vengano assunti operatori socio sanitari pur essendoci graduatorie valide».

La normativa regionale (Dgr 610/2014) stabilisce appena 190 minuti al giorno di assistenza per l’area medica: poco più di tre ore. Un minutaggio del tutto insufficiente per un ospedale hub come quello di Mestre, dove i pazienti sono sempre più gravi e complessi. «Se già un reparto che dovrebbe prevedere venti operatori ne conta normalmente dieci – ricorda Alzetta – in caso di sciopero siamo già nel minimo di legge». Questo significa che anche il diritto di sciopero, costituzionalmente garantito, diventa di fatto impraticabile, perché il sistema è già al limite.
La CISL FP Venezia chiede con urgenza:
- Un piano straordinario di assunzioni da parte della Regione, per restituire dignità e sostenibilità al lavoro sanitario.
- Rinnovi contrattuali equi e proporzionati al costo reale della vita e alle responsabilità quotidiane.
- Investimenti concreti sul personale, perché senza infermieri e operatori socio sanitari non c’è cura, non c’è sicurezza, non c’è futuro per il sistema sanitario.
Il tempo delle promesse è finito. Servono risposte immediate e scelte coraggiose. La salute dei cittadini non può poggiare sulle spalle stremate di chi lavora senza tregua.



